Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Quell'estate al castello

213681
Solinas Donghi, Beatrice 20 occorrenze
  • 1996
  • Edizioni EL - Einaudi Ragazzi
  • Trieste
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Quell'estate al castello

spuntate difficoltà per la mia visita al castello. L'unica a fare difficoltà, pare impossibile, fu poi proprio la mia mamma. - Saranno gente di

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giú e la zia la abbracciò. Lei lasciò fare. Stava a testa bassa, senza guardarci. - Non può essere vero, - disse di nuovo. Come un disco che si è

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! - dissi, tremarellando. - Parlo sul serio. - Ma io... Ma tu... Insomma, che cosa hai in mente di fare? - Di scappare, te l'ho detto. Domani mattina

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la sua quota di compiti da fare. Siamo rimaste sorprese di quanto poco ci volesse a uscire dalla galleria, ora che andavamo verso il chiaro. Dopo

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fare piú rumore. Ne facevamo tanto, che mamma e papà (mi son dimenticata di dire che era domenica, cosí c'era anche lui) vennero su di gran carriera

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naturale, immagino, che ragioni un po' alla stessa maniera, anche se è piú giovane. Non era fatto per capire la mamma; non c'era proprio niente da fare

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seguirmi senza fare resistenza. Siamo uscite fuori dal serbatoio, e poi dalla grotta, un po' ridendo e un po' piangendo, slittando da tutte le parti

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il modo di fare, ecco. E mica che non ne avesse avuto il tempo, poco fa in salone Ippolita era rimasta un bel po' a ronzarle intorno, poteva

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Ippolita a volermi, ma quei suoi zii, e solo per la comodità della compagnia che potevo fare alla loro nipote... Ma lo sapevano poi, gli zii, che la compagna

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, falso-giulivo, al solito, del bel tempo che era ritornato e delle passeggiate che potevamo fare per approfittarne. Io sola sapevo che ci sarebbe

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subito di chi era parente. Lei voleva continuare a fingere; ma niente da fare. La fuga era fallita, l'avventura finita. Si sarebbe messa a piangere ben

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vista, a Parigi. (Difatti questo tale era uno che conoscevano da molto tempo.) Ad ogni modo ora venivano a fare un viaggetto nella Svizzera italiana

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, avesse fatto lo stesso quel che le comodava fare. Non glielo avrebbe mai perdonato, mi disse un giorno. Disse proprio cosí. In cuor mio non me la

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buonissimo, proprio un mangiare delicato, ma aveva il difetto di fare i fili. Piú tiravo su il cucchiaio piú il filo si allungava, e quando poi lo

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ragione che la dama la devo fare io: aspetta. Spari in casa e dopo un pezzetto rispuntò dietro la balaustra di marmo del balcone. Si era messa una

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Anche se non volevo fare domande il mistero o segreto cominciò a sembrarmi molto più chiaro già l'indomani mattina, quando arrivò la lettera

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di me. Io nemmeno per cento lire, che a quei tempi erano tante, avrei parlato di scheletri in un posto come quella cantina. - Smettila, non fare di

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davvero, Ippolita i suoi, io un paio in dotazione del castello, che i piedi mi ci ballavano dentro; ma solo per fare un salto nel parco tra una mandata di

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fare quattro passi lungo lo stradone. Cioè, che uscisse Ippolita con lei, perché me invece mi avrebbe lasciata a casa ben volentieri. Me lo propose

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faccende solite. Io prima credevo di aver capito che fosse un effetto di beata superiorità. Come se pensasse: poveretti voi che continuate a fare la stessa

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